SCIOPERO GENERALE: NO ALLA ECONOMIA DI GUERRA

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Di Alfredo Comito 

Milano 29.11.2024 – Due i cortei che hanno animato lo sciopero generale indetto dai sindacati confederali (CGIL – CISL – UIL) e dal sindacalismo di base (SI COBAS – CUB – Slai Cobas – SGB – ADL Cobas). Uniti nel denunciare la politica del governo che peggiora le condizioni economiche e sociali dei lavoratori, ma divise sulle piattaforme rivendicative e sulla questione della rappresentanza che grava ancora sul sindacalismo di base, estromesso dalle trattative sul contratto nazionale e discriminato nelle elezioni dei rappresentanti aziendali non potendo più presentare i propri candidati. Entrambe le manifestazioni, però, denunciavano l’economia di guerra del governo Meloni e le nefaste conseguenze sui cittadini e lavoratori. Sono 32 i miliardi previsti nel 2025 per la spesa militare, il 12% in più rispetto al 2023, il 60% in più rispetto al 2016, che incidono fortemente sulla scuola e sulla sanità che vedono ulteriormente ridotte le risorse. Liste d’attesa sempre più lunghe e assenza di medici di base, bassi salari e meno insegnanti nelle scuole pubbliche, dipingono un quadro sempre più grave a fronte della crescente evasione fiscale e dei condoni che piovono con regolarità per grattacieli o abusi edilizi. “E’ una economia di guerra che viene combattuta fuori con le bombe e all’interno dei nostri Paesi con DDL Sicurezza” denuncia Emilia Piccolo del ADL Cobas Scuola, riferendosi in particolare al Decreto Legge numero 1660 col quale il governo Meloni vuole inasprire le pene già introdotte dal Decreto Sicurezza del governo Lega-M5S per le forme di lotta dei lavoratori che prevedono l’occupazione delle strade o delle fabbriche.  “Se fossero state attuate durante le lotte dei lavoratori anni settanta e ottanta i lavoratori dell’Alfa avrebbero collezionato migliaia di anni di condanna” ci dice Angelo Pedrini del Sial COBAS. Un clima sempre più pesante sul dissenso sociale, già conosciuto dagli studenti all’esordio di questo governo e che simanifesta sempre più come strategia per spegnere il malcontento e reprimere il conflitto sociale. In tempi di grande confusione nei quali si dice di inviare armi all’Ucraina per difendere la democrazia, vale la pena ricordare che la democrazia è tale quando esiste il conflitto sociale, il diritto al dissenso, poiché il suo esercizio è considerato il termometro della salute di una democrazia.

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