di Luigi Esposto – 10 novembre 2024
E’ forse Elon Reeve Musk il più grande vincitore del risultato elettorale delle presidenziali americane del 2024.
In poco meno di 24 ore, l’uomo più ricco del pianeta, proprietario, fondatore e cofondatore di numerosi colossi aziendali che operano da anni nei principali settori strategici di business dell’economia e della finanza mondiale, quali difesa, comunicazione, space economy ed automotive, ha visto aumentare il proprio patrimonio di 21 miliardi di dollari, con un tasso medio di aumento dei titoli azionari del 15% e con un aumento netto del 7,5% di patrimonio rispetto al totale stimato di 280,3 miliardi di dollari.
Una cifra stratosferica di crescita in rapporto ai 118 milioni di dollari che Musk, dichiarato sostenitore del “finanziamento ai partiti politici, quale requisito utile ad avere voce in capitolo nell’agenda governativa”,
ha elargito soltanto nelle ultimissime fasi della campagna elettorale a favore del tycoon, dopo aver votato per Ron De Santis nella corsa alla nomination repubblicana, ma non solo!
Musk ha sostenuto Obama nel 2007. Ha votato per Hilary Clinton nel 2016. Nel 2017 ha dichiarato che “Trump non è il tipo di carattere degli Stati Uniti”. Nel 2018 ha dichiarato di essere democratico e moderato. Ha votato per Biden nel 2020 ed ha fatto sempre donazioni bipartisan dal 2003 al 2020.
Sostiene Musk: “Va bene avere le uova in un paniere finché controlli ciò che accade in quel paniere”!
21 miliardi di dollari capitalizzati in meno di 24 ore equivalgono circa al costo dell’intera manovra finanziaria che il Consiglio dei Ministri ha varato in Italia lo scorso 15 ottobre 2024 ed alla metà circa di capitale che il magnate, di origine sudafricana, ha dovuto sborsare per l’acquisto definitivo di Twitter, a colpi di tentennamenti durati mesi e ricorso alle carte bollate, per il quale il proprietario di X è attualmente sotto indagine. Musk è accusato di aver contribuito a manipolare le informazioni diffuse nella campagna elettorale trumpiana e diffondere fake news attraverso il social network che ha rivoluzionato completamente il modo di fare politica nel mondo.
“Let’s that sink in (Fatevene una ragione)”!
Così twittava il nuovo acquirente, il 26 ottobre 2022, dalla sede della social media media company “Twitter, Inc.” di San Francisco, considerata da Mister X come una sorta di “parco giochi”, dopo essere entrato in modo bizzarro nel quartiere generale del colosso, presentandosi all’ingresso dell’edificio come nuovo CEO e con un lavandino in mano. In quella stessa data, il nuovo AD di Twitter si sbarazzava subito anche delle magliette presenti all’ingresso, recanti la scritta “stay woke”, uno degli slogan abbracciati dal movimento Black Lives Matter, per portare avanti la propria lotta contro il razzismo e l’ingiustizia sociale.
Walter Isacsoon racconta che, proprio la convinzione, una fra tutte, che la piattaforma di Twitter fosse stata infettata dal “woke mind virus”, aveva spinto Musk ad acquistare il Social Netwok.
Stessa convinzione per la quale Musk, padre di 12 figli, ha ripudiato nel 2022 sua figlia trasgender Xavier che oggi si chiama Vivian Jenna Wilson, considerata infetta dal “woke mind virus”, “una comunista marxista che attacca i ricchi” e che ha accusato in passato il padre di transfobia, “crudeltà”, tradimenti “seriali”.
Dopo l’esito del voto, Jenna non ha esitato ad esprimere profonda delusione per la vittoria di The Donald’s company, avvenuta soprattutto grazie al contributo decisivo del padre biologico, col quale non vuole più essere imparentata.
Jenna non è l’unica cittadina americana che pensa di lasciare l’America di Donald Trump, ma appartiene ad una fetta di circa l’1% della popolazione che, subito dopo la notizia della vittoria di Trump si è affidata al motore di ricerca di Google per cercare di capire come ottenere la cittadinanza canadese.
A quel cinguettio (let’s taht sink in) didascalico, in appena sei mesi, nella società X, si sono avvicendati , 6.500 licenziamenti, nientedimeno, su un totale di 8.000 dipendenti, con una media circa di 36 licenziamenti al giorno. In quanto a licenziamenti, dunque, un vero e proprio maestro, Elon Musk.
Licenziamenti che Mister X, si appresterebbe a fare anche nel governo federale degli USA.
E’ notizia di queste ultime ore che Musk abbia chiesto a Trump la direzione di un Dipartimento nuovo di zecca, il cosiddetto Departement of Government Efficiency, attraverso il quale l’oligarca di adozione statunitense – “cittadinanza canadese naturalizzato statunitense” – s’impegnerebbe a “rivoluzionare” il settore della Pubblica Amministrazione, attraverso un approccio più snello e digitale.
In poche parole “tagli draconiani” di 2 miliardi di dollari, magari sulla falsa riga del presidente argentino Javier Milei che ha vinto la sua campagna elettorale a suon di motosega tra le mani e che ha falcidiato in pochissimo tempo la spesa pubblica del secondo Stato più esteso dell’America latina, a favore della privatizzazione.
Su questo ruolo chiave di Musk graverebbe un megagalattico conflitto d’interessi, uno tra i tanti, visto che il proprietario di Space X, che è il principale attore della privatizzazione dell’esplorazione spaziale, è anche uno dei più grandi contractor del governo federale, dal Pentagono alla NASA.
Nel 2030, sarà il vettore spaziale Dragon, veicolo della Space X a deorbitare la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), per lo smantellamento di quest’ultima.
A leggere di questi progetti spaziali che sono già realtà e della biografia dell’uomo che è riuscito a costruire il più grande impero economico-finanziario di tutti i tempi, del padre di Xavier, Exa Dark Sideræl e Techno Mechanicus, X Æ A-12 che poi è stato cambiato in X AE A-XII, perché in California non si possono usare lettere che non facciano parte dell’alfabeto inglese, del visionario che progetta il “traghettamento” su Marte di circa un milione di extramarziani che vivono sul pianeta Terra, perché serve essere “multi-planetari”, in quanto “non avremo più tutte le nostre uova, letteralmente e metabolicamente, su un pianeta”, viene quasi naturale ricordarsi, per chi lo ha visto, di quel celebre film “Moonraker – Operazione spazio” diretto da Lewis Gilbert.
Nella quarta pellicola della saga di James Bond, un avvincente Rooger More, riesce a far fallire l’intento di un folle e megalomane miliardario Hugo Drax, sinistro presidente di una grande industria aerospaziale, di sterminare l’umanità, per mezzo di un potentissimo gas nervino di origine vegetale, per creare una futura razza di individui perfetti, privi di difetto fisico, avvalendosi di giovani coppie, selezionate e trasportate provvisoriamente in una stazione spaziale su delle navette Moonraker.
A questo ruolo chiave nel secondo governo Trump, si aggiungerebbe anche un supporto di Musk alla realizzazione del Project 2025 e dello Schedule F, entrambi, progetti politici che non sono andati completamente in porto nel primo governo Trump, volti a vincere la battaglia contro il Deep State, insieme di organismi, sostanzialmente lobby, che manipolano la vita politica USA, influenzandone l’economia e volti a far assumere al Presidente ampi poteri discrezionali di assumere e licenziare dirigenti e funzionari delle agenzie federali.
Per non parlare delle posizioni chiave, di vertice, alla Difesa che il proprietario dei satelliti Starlink, messi a disposizione del governo di Kiev per la resistenza ucraina, rivendica per se, per allargare a dismisura il proprio impero economico-finanziario e, a questo punto, visto l’esito del voto, anche politico.
Inoltre, non sfugge ai media che, sulla questione della guerra in Ucraina, le posizioni di Musk sono radicalmente cambiate nel giro di qualche mese, passando con una giravolta dalla posizione del “pieno supporto logistico-militare a Kiev, fornito attraverso i satelliti Starlink, alla posizione del “basta guerra”, assunta durante la telefonata tra Trump e Zelensky, a cui anche il patron di X, megafono della campagna MAGA (Make America Great Again), ha partecipato subito dopo la vittoria elettorale.
Da tutt’altra parte, è difficile fare attualmente previsioni sulle modalità attraverso le quali il patron di Tesla farà pesare all’amministrazione Trump le sue forti spinte del passato e del presente alla vendita di veicoli elettrici, frenata invece dalla procedura di uscita degli USA dagli “Accordi sul Clima” di Parigi, firmata dal presidente Trump il 4 Novembre 2019.
Il dualismo di potere Trump-Musk, sembrerebbe già preannunciare degli inevitabili scontri tra politiche di economia green e nuova uscita degli USA dagli accordi di Parigi sul clima; tra politiche dei dazi e contrastanti interessi commerciali di Musk sia in Cina che in Europa, intrecciati fortemente con delle politiche economiche ultraliberiste.
Invece, le concordanze tra il prossimo uomo più potente del mondo ed il suo “outsider” già si ravvisano sia sul versante della politica interna, in materia di difesa dei confini e “revisione” dei diritti delle minoranze, sia sul versante della politica economica legata alla politica estera, nei settori chiave dell’informatica e dell’elettronica, del distretto californiano che è storicamente collegato alle commesse del settore militare. Da parte degli altri magnati della Silicon Valley, proprietari delle Big Tech, che non stanno a guardare il “duopolio” Trump-Musk e che sono già pronti a chiedere a Trump il conto degli ingenti finanziamenti impiegati nella campagna elettorale, a favore della vittoria tanto del tycoon quanto dell’improvvisata “leader” dei democratici, “c’è un consenso unanime, favorevole a spostare gli investimenti pubblici dalle costose infrastrutture delle grandi aziende alle più economiche armi a controllo autonomo, prodotte dalle società emergenti.
A parte gli sviluppi imprevedibili della gestione, da parte del secondo governo Trump, dei conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente, apre a scenari abbastanza prevedibili anche la presenza, a dir poco ingombrante, di Musk nel settore strategico dell’AI (Intelligence Artificial), direttamente collegato al settore dell’informatica e dell’elettronica, che è a capo di xAI, una società concorrente di Google, Meta ed OpenAI, quest’ultima una società di cui lo stesso Musk è cofondatore assieme a Sam Altman.
Se non fosse per il fatto che Musk non è un cittadino americano sin dalla nascita e quindi incandidabile per la legge sancita dalla Costituzione americana, l’esito delle primarie repubblicane, oggigiorno, sarebbe stato probabilmente diverso ed alla guida degli USA, per i prossimi 4 anni, gli americani non si ritroverebbero Trump, il miliardario nostalgico dei generali di Hitler, che si appresta a mettere le mani su tre superpoteri, quali il Congresso, la Corte costituzionale e i Social Netwoork, Elon Reev Musk permettendo.
Opinionisti e commentatori della politica, nel parlare di Musk, senza neanche magari averne ascoltato un discorso o decifrato una parola, perché in inglese, senza conoscerne la storia e tantomeno prevederne le mire espansionistiche, parlano dell’uomo più ricco del mondo come di un “genio”, accostando costui agli illustri geni del passato, le cui scoperte e rivoluzioni scientifiche hanno contribuito positivamente al progresso ed al benessere dell’intera umanità.
In una delle sue celebri biografie, Walter Isacsoon racconta che, in Sud Africa, quando era ragazzino, Elon Musk veniva picchiato regolarmente dai bulli. “Un giorno, un gruppo lo spinse giù per una scalinata di cemento e lo prese a calci, fino a ridurgli la faccia gonfia come un pallone. Elon rimase in ospedale per una settimana. Ma le cicatrici fisiche non furono paragonabili a quelle emotive inflitte poi dal padre ingegnere, disonesto e carismatico.
L’influenza del padre sarebbe durata a lungo. Musk è diventato un uomo-bambino duro e vulnerabile al tempo stesso, incline a bruschi sbalzi d’umore, alla dottor Jekyll e mister Hyde, con un’elevata propensione al rischio ed un senso epico per le missioni che intraprende e porta avanti con intensità maniacale e talvolta distruttiva.
Agli inizi del 2022, dopo un anno segnato da 31 razzi lanciati in orbita dalla sua azienda SpaceX, dalla vendita di quasi un milione di auto da parte di Tesla e dalla sua ascesa come uomo più ricco della Terra, Musk ha parlato con amarezza della sua inclinazione a suscitare drammi”.
– “Devo allontanare la mia mentalità dalla modalità di crisi, in cui si trova da circa quattordici anni, o forse da quasi tutta la vita”, ha detto Musk”.
“Era un commento malinconico, non un proposito per l’anno nuovo. Ma già mentre faceva questa promessa, Mr. X comprava in gran segreto quote di Twitter, il “parco giochi” per definizione.
Nel corso degli anni, ogni volta che si è trovato in un momento buio, è tornato agli orrori di quando veniva bullizzato al parco giochi. Lo stesso che ora ha la possibilità di possedere”.
Tutto ciò perchè, a dare del “genio” ad un qualunque individuo che abbia rivoluzionato o stia rivoluzionando la vita di tutti gli altri del pianeta, si fa prima che ad informarsi; e, ad ogni modo, resterebbe comunque da verificare, o quanto meno valutare, se in meglio o in peggio!