Iran: il tragico record di esecuzioni e prigionie

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di Maria Grazia Tomarchio – 3 gennaio 2025

Il 2024 è stato un anno drammatico per l’Iran, segnato dal numero record di 883 esecuzioni, il più alto degli ultimi dieci anni. Una cifra che, per il governo iraniano, rappresenta un’applicazione della legge, ma che per le organizzazioni umanitarie è una vera e propria strage. Queste associazioni hanno lanciato appelli urgenti, chiedendo la fine della pena di morte e denunciando torture e massacri nei centri di detenzione, tra cui il famigerato carcere di Evin, dove si trova anche la giornalista italiana Cecilia Sala.

Nonostante l’anno sia appena iniziato, il 2025 ha preso un inizio altrettanto tragico, con 15 condanne a morte il 1° gennaio. La maggior parte delle condanne riguarda afgani accusati di traffico di droga e curdi, spesso arrestati per motivi etnici, politici o presunti crimini di Stato. Le condizioni di detenzione rimangono difficili da verificare, a causa della scarsità di comunicazioni e dell’assoluto controllo delle informazioni da parte delle autorità iraniane.

Nel cuore di Teheran, oltre alla prigioniera Cecilia Sala, ci sono anche altri prigionieri di nazionalità mista o europea. Tra questi, Mehran Raoof, un attivista per i diritti dei lavoratori con doppia cittadinanza iraniana e britannica. Il suo arresto il 16 ottobre 2020, seguito da un’irruzione dei Guardiani della Rivoluzione nella sua casa, segna l’inizio di una lunga prigionia nel carcere di Evin. Durante la sua detenzione, le autorità gli hanno negato l’accesso a un avvocato scelto dalla sua famiglia e l’hanno sottoposto a torture psicologiche e fisiche. In una lettera dal carcere, Raoof ha denunciato il sistema giudiziario iraniano come strumento di repressione e ha ribadito il suo sostegno alle proteste contro il regime.

La sua condanna a dieci anni di prigione è stata emessa senza prove concrete e non ha ricevuto copertura mediatica, mentre il governo britannico ha condannato la sentenza e si è impegnato a sollevare il suo caso in tutte le sedi internazionali.

Un altro caso emblematico è quello di Jamshid Sharmahd, un cittadino iraniano residente negli Stati Uniti, arrestato nel 2016 e condannato a morte nel 2023 per presunti legami con il terrorismo. La sua detenzione è stata caratterizzata da torture e maltrattamenti, e Amnesty International ha denunciato le gravi violazioni dei suoi diritti, tra cui l’isolamento prolungato e il trattamento inadeguato del suo morbo di Parkinson.

Anche Ahmadreza Djalali, medico e ricercatore naturalizzato svedese, arrestato nel 2016 con l’accusa di spionaggio a favore di Israele, potrebbe essere giustiziato in qualsiasi momento. La sua detenzione prolungata fa parte di una strategia del regime per usare cittadini con doppio passaporto come ostaggi, chiedendo concessioni ai governi stranieri.

Il caso di Nahid Taghavi, cittadina tedesco-iraniana arrestata nel 2020, evidenzia ulteriormente l’abuso del regime nei confronti di chi si oppone alla sua politica interna e internazionale. Taghavi è stata condannata nel 2021 a 10 anni e 8 mesi di prigione, ma nel gennaio 2025 è stata temporaneamente rilasciata con l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico.

Infine, Shahab Dalili, ex funzionario dell’Iran Shipping Lines, ha visto la sua vita distrutta dal regime iraniano, che lo ha arrestato nel 2016 con l’accusa di “cooperazione con un governo ostile” dopo il decesso di suo padre. Nonostante le richieste internazionali per il suo rilascio, Dalili rimane prigioniero nel carcere di Evin, senza che il governo degli Stati Uniti abbia ancora riconosciuto il suo status di detenuto ingiusto. La sua famiglia ha intrapreso una dura battaglia per ottenere la sua liberazione, ma Dalili non è stato incluso nell’accordo di rilascio di ostaggi tra Stati Uniti e Iran nel settembre 2023, suscitando proteste internazionali e un drammatico sciopero della fame da parte di suo figlio.

L’Iran continua a sfidare la comunità internazionale con un sistematico abuso dei diritti umani, utilizzando prigionieri politici e ostaggi per fare leva sulle relazioni internazionali. La lotta per la giustizia e la libertà continua, ma il futuro rimane incerto per molti di questi innocenti detenuti.

Tags: diritti umani

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