di Greta Triassi 09 Novembre 2024
Le 24 ore prima dell’Età dell’oro. La notte tra il 5 e il 6 novembre il mondo era col fiato sospeso e bisogna essere onesti: tutti sapevamo che qualsiasi vincitore uscente dal duello americano avrebbe fatto svegliare, specie gli europei, con l’amaro in bocca.
A 24 ore dallo spoglio dei seggi in USA, la Corea del Nord entra ufficialmente in guerra in Ucraina al fianco della Russia di Putin. Già dallo scorso luglio Kim iniziò ad avvicinarsi al conflitto, facendo squadra con i colossi dei Brics, Cina e Iran, già da anni schierati con la Russia, garanti di denaro e militari; ora Pyongyang mette sul piatto 15.000 soldati in cambio di cibo e tecnologie avanzate.
Tutto questo accade mentre il mondo guarda a ovest per le elezioni americane e chiude gli occhi sulla crisi umanitaria in territorio ucraino, a un passo dall’Europa… Eppure Von der leyen, capetta del vecchio continente con già l’elmetto allacciato, non vuole saperne di indietreggiare pur di mantenere la propaganda del nemico alta e fiera, portandoci di fatto solo a superare l’ennesima linea rossa dell’escalation in corso.
Non possiamo però fingere che la Corea del nord non sia una potenza nucleare, l’ennesima potenza nucleare inferocita a sangue con l’occidente, con la Nato – l’alleanza atlantica di cui facciamo parte – e con gli arroganti Stati Uniti d’America, ora più deboli e in bilico che mai.
La domanda che sorge spontanea e che ormai è diventata un suono vuoto, come quando ripeti una parola all’infinito è: dove, tutti quanti, ci state portando??!
Poche ore dopo l’annuncio di Pyongyang accade un altro fatto di notevole peso, sempre mentre le urne americane implodevano: il presidente israeliano Benjamin Netanyahu licenzia in tronco il suo Ministro della Difesa Yoav Gallant, liquida lui e la stampa con una motivazione quasi leggera, tragicomica direi, “da mesi avevamo delle divergenze”, come se parlasse della vicina del piano di sopra che quando bagna i fiori allaga gli altri balconi, una presa in giro per la quale sono state pretese spiegazioni (ad oggi ancora mute) dall’Alta Corte mentre si consumava uno scenario di rivolte in piazza a Tel Aviv con ululati contro Netanyahu “Follia di un premier incompetente”. Eppure Bibi è lì, a dominare il mondo intero inerme ma complice, lì a mandare elicotteri in Olanda per salvare i “pacifici” ultras israeliani dal dilagante – e oserei dire propagandistico- antisemitismo in terra d’Europa. È lí, sostenuto da tutti: da Donald Trump, da Kamala Harris, da Joe Biden prima di lei…eccolo qui, l’amaro in bocca…
A questo punto della storia però siamo già oltre il 6 novembre, Donald Trump è stato eletto e Netanyahu si complimenta con il suo grande socio in affari, tra strette di mano e una frase del vincitore Usa, raccapricciante, che riecheggia nelle orecchie di pochi qui, ma che fa sangue da tutte le parti:
“Finisci il lavoro in Palestina”.
Poi c’è l’Italia, dove mentre il governo spalleggia i pre-potenti del mondo, abbiamo visto anche giornalisti e intellettuali, considerati solitamente non di destra, sperare in una vittoria di Donald Trump per scongiurare la fine della guerra in Ucraina, perché ricordiamo tutti la promessa dell’ormai presidente “Metterò fine a tutte le guerre, quella in Ucraina la chiuderò in 24 ore”.
Mi chiedo: perché così tante persone, come Travaglio per esempio, che stimo, ci credono?
Meloni e Conte hanno fatto la stessa preghierina tutte le sere, prima di dormire, “caro Gesù bambino fa che vinca Trump” e ora che il loro desiderio comune si è avverato in cosa si inventeranno di essere nemici? La Premier ha sempre appoggiato sia Zelensky (nome di copertura della Nato) e Netanyahu (nome di copertura di…va be) armandoli fino ai denti, mentre i 5 stelle non hanno mai firmato per i pacchetti di armi…questo casino mi ispira solo il titolo per un film inquietante e tremendamente vero “Tutte le strade portano al Tycoon”. Insomma, in questo infinito scenario globale di contraddizioni nessuno sa più cosa vuole veramente e Trump diventa l’ago di una bilancia che lui stesso manovra aggiungendo e togliendo peso dai piattini, giocando con Musk alle nuove regole del Monopoly del futuro, e stordendo tutti con chiacchiere, battute e atteggiamenti da western che neanche Sergio Leone sarebbe riuscito a immaginare..
In 24 ore si sono spostate tante pedine, gli obiettivi degli uni o degli altri si incrociano come i nostri occhi di fronte agli schermi degli smartphone, le nuove mine anti-uomo che potrebbero esploderci in mano da un momento all’altro, come ci ha avvisato Israele due mesi fa, in diretta dal Libano.
E poi c’è chi in 24 ore promette di portare pace in Ucraina e nel mondo intero.
Forse 24 è il numero su cui puntare.
Tanto è tutto un gioco, vero?