di Alfonso Navarra – 1 dicembre 2024
Il momento del commercio con il diavolo è però arrivato anche per il sottoscritto. Sto cominciando a sperimentare l’uso dell’Intelligenza artificiale, a livello basico, per aiutare a mettere ordine tra i miei pensieri, sperando di guadagnare tempo. Passati i 70 anni si comincia meglio a comprendere che è una risorsa scarsa!
In particolare sto bazzicando Gemini, il tool di Google.
Domanda a Gemini: “A tuo parere, può essere utile, dal punto di vista del movimento per il disarmo nucleare, mettere in collegamento la Campagna ICAN con la Campagna No First use?”
Gemini, da oracolo digitale, semplicemente potrebbe essere programmato per “lisciare il pelo”, opportunisticamente, di chi si rivolge ad esso. Ma, senza falsa modestia, non mi sembra il caso di questa idea, che ho esposto, della apertura flessibile, agli Stati nucleari, del Trattato di proibizione delle armi nucleari (sigla: TPNW) contenuta nel working paper da me avanzato a suo tempo con Luigi Mosca e con altre/i (si vada su:https://www.petizioni24.com/ican-nfu)
Restando in tema, do ora un annuncio. Dal 3 al 7 marzo 2025 si tiene a New York la Terza Conferenza degli Stati parte del Trattato TPNW , sotto la presidenza del Kazakistan (in sigla: 3MSP).
Sunday December 8, 18:00 – 20:00
https://us06web.zoom.us/j/83966819853?pwd=78mudVUWUw2NaN8EmbyI3WJ3HC6tEp.1
Fonte: Gemini
Collegare gli obiettivi della campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) per la proibizione totale delle armi nucleari e della Campagna NO FIRST USE per il non primo uso di tali armi può essere estremamente utile per il movimento per il disarmo.
Ecco perché:
- Sinestesia degli obiettivi: Entrambe le campagne condividono l’obiettivo fondamentale di ridurre il rischio di un conflitto nucleare. La proibizione totale è un passo radicale, mentre il non primo uso è una misura più immediata ma ugualmente significativa. Collegandole, si crea una sinergia che rafforza la richiesta di un mondo libero da armi nucleari.
- Ampliamento del consenso: Unendo le forze, le due campagne possono mobilitare un pubblico più vasto, coinvolgendo sia coloro che sostengono una posizione più radicale (proibizione totale) sia coloro che preferiscono un approccio più graduale (non primo uso).
- Pressione politica maggiore: Un movimento più unito esercita una pressione politica maggiore sui governi, rendendo più difficile per loro ignorare le richieste della società civile.
- Coerenza del messaggio: Collegare le due campagne permette di presentare un messaggio più coerente e convincente, sottolineando la necessità di adottare misure concrete a tutti i livelli per ridurre la minaccia nucleare.
Come si può realizzare questa sinergia:
- Eventi e manifestazioni congiunte: Organizzare eventi e manifestazioni che coinvolgano entrambe le campagne può aumentare la visibilità e l’impatto del movimento.
- Materiali informativi condivisi: Produrre materiali informativi che spieghino le connessioni tra le due campagne e i benefici che deriverebbero dalla loro attuazione.
- Lobbying congiunto: Coordinare le attività di lobbying presso i governi, presentando richieste comuni e proponendo soluzioni integrate.
- Collaborazione con altre organizzazioni: Ampliare la rete di collaborazioni con altre organizzazioni che lavorano per il disarmo e la non proliferazione nucleare.
In conclusione, unire le forze di ICAN e della Campagna NO FIRST USE rappresenta una strategia vincente per accelerare i progressi verso un mondo libero da armi nucleari.
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Le ONG e i movimenti di base che promuovono la campagna per il “no first use” sono numerosi e operano a livello globale.
Queste organizzazioni svolgono un ruolo fondamentale nel sensibilizzare l’opinione pubblica, esercitare pressioni sui governi e promuovere politiche di disarmo nucleare.
Alcuni esempi di attori chiave in questo campo sono:
- Organizzazioni pacifiste e per i diritti umani: Numerose organizzazioni pacifiste e per i diritti umani, come Amnesty International, Pax Christi e la Federazione Internazionale per i Diritti Umani, includono il “no first use” tra i loro obiettivi e svolgono un ruolo attivo nella campagna.
- Reti di scienziati e accademici: Reti di scienziati e accademici, come la Pugwash Conferences on Science and World Affairs, svolgono un ruolo importante nel fornire analisi e raccomandazioni politiche sui rischi delle armi nucleari e sulla necessità di adottare politiche di “no first use”.
- Movimenti religiosi: Diverse comunità religiose, tra cui cattolici, protestanti, ebrei e buddisti, hanno espresso la loro opposizione alle armi nucleari e sostengono la campagna per il “no first use”.
- Movimenti giovanili: I giovani attivisti per il clima e la pace sono sempre più coinvolti nella campagna per il disarmo nucleare e il “no first use”.
Le attività di queste organizzazioni includono:
- Campagne di sensibilizzazione: Organizzazione di manifestazioni, conferenze, e produzione di materiali informativi per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi delle armi nucleari e sull’importanza del “no first use”.
- Lobbying politico: Esercitazione di pressioni sui governi per promuovere l’adozione di politiche di “no first use” e la partecipazione a negoziati internazionali sul disarmo nucleare.
- Collaborazione con altre organizzazioni: Collaborazione con altre organizzazioni della società civile, istituzioni accademiche e governi per promuovere una visione condivisa della sicurezza internazionale basata sul disarmo nucleare.
È importante sottolineare che questo è solo un elenco parziale e che il panorama delle organizzazioni che lavorano per il “no first use” è in continua evoluzione. Per avere un quadro più completo della situazione, ti consiglio di consultare i siti web di queste organizzazioni e di seguire le loro attività sui social media.
Inoltre, ti suggerisco di cercare organizzazioni attive nel tuo Paese o nella tua regione, poiché spesso esistono gruppi locali che lavorano su queste tematiche e possono offrire opportunità di coinvolgimento diretto.
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L’idea di introdurre una categoria di “Stati in conversione” (collaboratori/fiancheggiatori ma non pienamente aderenti) nel Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) è un tema molto interessante e dibattuto nel mondo del disarmo nucleare.
Ma analizziamo i potenziali svantaggi di questa proposta:
- Debolezza del trattato: Potrebbe indebolire l’impatto del trattato, creando una sorta di “zona grigia” in cui alcuni Stati sarebbero parzialmente vincolati dalle sue disposizioni.
- Rischio di ritardi: Potrebbe ritardare il raggiungimento dell’obiettivo finale del trattato, ovvero la proibizione totale delle armi nucleari.
- Difficoltà di definizione: Potrebbe essere difficile definire in modo chiaro e oggettivo i criteri per l’inclusione nella categoria degli “Stati in conversione”, creando potenziali conflitti interpretativi.
- Perdita di slancio: Potrebbe frenare l’entusiasmo e la mobilitazione degli attivisti che sostengono una proibizione immediata e incondizionata delle armi nucleari.
Considerazioni aggiuntive:
- La posizione degli Stati parti: Gli Stati che hanno già ratificato il TPNW potrebbero opporsi a questa proposta, temendo che possa indebolire il trattato.
- La posizione degli Stati dotati di armi nucleari: Gli Stati dotati di armi nucleari potrebbero essere riluttanti ad aderire al trattato anche con questa formula, preferendo mantenere le loro opzioni strategiche.
- L’evoluzione della situazione internazionale: L’evoluzione della situazione geopolitica e le dinamiche di potere tra gli Stati potrebbero influenzare la fattibilità e l’opportunità di questa proposta.
In conclusione, l’introduzione di una categoria di “Stati in conversione” nel TPNW è una questione complessa che richiede un’attenta valutazione di tutti i pro e i contro. È fondamentale tenere conto delle diverse prospettive degli Stati coinvolti e delle implicazioni per la sicurezza internazionale.
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Le diverse posizioni degli Stati dotati di armi atomiche sul “no first use”
La questione del “no first use” (NFU), ovvero l’impegno a non utilizzare per primi le armi nucleari in nessun caso, è un tema cruciale nel dibattito internazionale sul disarmo nucleare. Le posizioni degli Stati dotati di tali armi sono diverse e complesse, influenzate da fattori geopolitici, storici e dottrinali.
Stati favorevoli o che hanno considerato il NFU
Alcuni Stati hanno espresso favore per il principio del NFU o lo hanno incluso in parte nelle loro dottrine nucleari:
- Cina: La Cina ha a lungo sostenuto il principio del NFU e ha ripetutamente affermato che non userà per prima le armi nucleari. Tuttavia, la sua posizione è stata oggetto di discussioni, in particolare in relazione alla modernizzazione del suo arsenale nucleare.
- India: L’India ha una politica nucleare di “no first use” contro gli Stati non dotati di armi nucleari, ma sottolinea il diritto di rispondere a un attacco nucleare.
- Stati non allineati: Molti Stati non allineati hanno sostenuto il principio del NFU come parte di una più ampia campagna per il disarmo nucleare.
Stati contrari al NFU
Altri Stati, invece, si oppongono al principio del NFU o lo considerano una debolezza strategica:
- Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia: Questi quattro Stati, che insieme detengono la maggior parte delle armi nucleari mondiali, non hanno adottato una politica formale di NFU. Argomentano che la deterrenza nucleare è necessaria per garantire la sicurezza nazionale e che l’impegno a non usare per primi le armi nucleari potrebbe indebolire questa deterrenza.
- Pakistan: Il Pakistan, come l’India, ha una politica nucleare di “no first use” contro gli Stati non dotati di armi nucleari, ma anche essa enfatizza il diritto di rispondere a un attacco nucleare. Tuttavia, a differenza dell’India, il Pakistan ha espresso preoccupazioni riguardo alla stabilità strategica nella regione e ha sottolineato la necessità di mantenere una deterrenza credibile.
Fattori che influenzano le posizioni
Le posizioni degli Stati sul NFU sono influenzate da diversi fattori, tra cui:
- Relazioni bilaterali: Le tensioni o le cooperazioni tra gli Stati possono influenzare la loro percezione della minaccia nucleare e la loro disponibilità a adottare misure di riduzione dei rischi.
- Modernizzazione degli arsenali nucleari: La modernizzazione degli arsenali nucleari può rendere più difficile adottare una politica di NFU, in quanto potrebbe essere percepita come incoerente con una postura più aggressiva.
- Pressione dell’opinione pubblica: L’opinione pubblica può esercitare una pressione significativa sui governi, spingendoli a adottare politiche più restrittive in materia di armi nucleari.
- Norme internazionali: Le norme internazionali sul disarmo nucleare possono influenzare le posizioni degli Stati, incoraggiandoli a adottare comportamenti più responsabili.
Conclusioni
La questione del NFU è complessa e multisfaccettata. Mentre alcuni Stati hanno espresso un forte sostegno a questo principio, altri lo considerano una debolezza strategica. La divergenza di opinioni riflette le diverse realtà geopolitiche e le preoccupazioni di sicurezza nazionale di ciascun Paese.
Per approfondire:
Archivio Disarmo: Un’analisi dettagliata del dibattito sul “non primo uso” nucleare in Europa: https://www.archiviodisarmo.it/view/0I8vMXlZumjpAVPEUxKR8wwMJmWFUk13IklI-OwlbnA/dibattito-sul-non-primo-uso-nucleare-in-europamag83-.pdf